40 anni dalla morte di Heidegger


Nato a Messkirch, nella regione tedesca del Baden-Württemberg, il 26 settembre 1889 in una famiglia della piccola borghesia cattolica, Martin Heidegger è una delle voci più significative della filosofia novecentesca, e non solo per i suoi fondamentali apporti alla “corrente” dell’esistenzialismo. La biografia heideggeriana è in effetti minima, priva di grandi episodi o di significativi avvenimenti (se si esclude la parentesi - tuttora assai discussa - dell’ambiguo avvicinamento del filosofo alle tesi del nazionalsocialismo hitleriano, nel periodo tra 1933 e 1934), e si caratterizza essenzialmente per il percorso accademico e di ricerca filosofica, ininterrotto fino all’anno della morte. Heidegger, dopo gli studi a Friburgo (dove ha modo di completare il proprio tirocinio kantiano e neokantiano) e l’interesse per autori quali Dostoevskij, Rilke ed Hölderlin, diventa prima assistente di Edmund Husserl, poi, nel 1928, suo successore, nonostante l’ormai avvenuto distanziamento rispetto all’impostazione fenomenologica del maestro, cui Heidegger, l’anno precedente, ha dedicato uno dei suoi testi più famosi, Essere e tempo. La prolusione accademica Che cos’è la metafisica, il saggio Kant e il problema della metafisica compongono la prima parte del ragionamento heideggeriano, quella in cui le premesse della fenomenologia husserliana riportano in vita il problema - già caratteristico della metafisica greca - dell’essere e della sua natura. Alla nomina a rettore dell’Università di Friburgo, nell’aprile del 1933, corrisponde una delle pagine più difficile da interpretare dalla vita e del pensiero di Heidegger: nel discorso L’autoaffermazione dell’Università tedesca ribadisce l’autonomia dell’istituzione universitaria, ma non fa mancare al Führer l’appoggio per l’uscita del Reich dalla Società delle Nazioni (novembre 1933) e nel correlato discorso Appello agli studenti tedeschi. Il filosofo si dimette dal rettorato nel 1934 (non disconoscendo comunque, nel dopoguerra, la sua scelta di aderire al nazismo in quel periodo) per proseguire l’attività di ricerca e ai corsi universitari (soprattutto quelli su Nietzsche, tra il 1936 e il 1940 ed editi nel 1961). Sono di questi anni importanti interventi, quali L’introduzione alla metafisica, L’origine dell’opera d’arte (1935), la conferenza a Roma intitolata Hölderlin e l’essenza della poesia (1936) e lo studio La dottrina platonica della verità (1942). Immediatamente successiva al secondo conflitto mondiale è l’importante Lettera sull’umanismo (1946) che riprende ed innova la riflessione di Essere e tempo di quasi vent’anni prima. Gli anni cinquanta, nonostante le pesanti critiche che giungono da più parti sul passato di Heidegger, vedono il filosofo pubblicare altri interventi quali La questione della tecnica e i Sentieri interrotti. Ritiratosi negli ultimi anni di vita in una baita nell’amata Foresta Nera, Martin Hiedegger si spegne il 26 maggio 1976.

Nessun commento: