domenica 22 gennaio 2012

Perchè ho letto Rushdie



Quando ho cominciato a leggere Rushdie, ormai parecchi anni fa, c’era in atto un vivace dibattito sulla morte del romanzo. Sembrava che nessuno più credesse nel futuro della narrativa, era normale –e un po’ snob, direi- dare per scontata la fine del romanzo come genere letterario.
Per me, fin dall'infanzia famelica lettrice di romanzi, possibilmente molto lunghi, era una notizia davvero tremenda.
Leggere I Figli della mezzanotte e i Versi satanici mi ha permesso di tirare un grande sospiro di sollievo e di ridere di tutti quei solenni critici che, evidentemente, si erano persi qualcosa di fondamentale.
L’effetto di questi libri è difficile da descrivere in italiano: in inglese, invece, c’è un aggettivo che descrive molto bene l’effetto: exhilarating. Significa che qualcosa è molto eccitante e divertente, e che rende felici.
Ho scelto di leggere alla maratona le prime pagine di Satanic Verses perché chiariscono molto bene questo concetto, da molti punti di vista: sono davvero exhilarating, e molto stimolanti.
Forse l’elemento più immediato è la lingua. Rushdie smonta e ricrea l’inglese. E’ una lingua impura, che rispecchia un mondo “impuro”: è la lingua dei migranti/mutanti. Una lingua formidabile, potente, vitale, concreta, fatta di odori e sapori. (E questa cosa è evidente anche nella traduzione italiana ).
Poi c’è la storia: il tema è quello duro e contemporaneo della migrazione, stemperato – ma non sminuito, anzi: accentuato- dal fuoco d’artificio dell’invenzione fantastica e comica, dall’uso sapiente del realismo magico.
Come in tante storie, anche qui raccontare salva la vita. È lo strumento che viene dato al migrante per difendersi dalla visione distorta del mondo occidentale. Ma la migrazione è un processo doloroso, come dice chiaramente l’incipit del romanzo, in cui due amici-nemici, in viaggio dall’India a Londra, sperimentano situazioni surreali.
Oltre alla gratitudine che provo per Rushdie per il piacere che i suoi libri mi danno, c'è un'altra ragione per cui ho letto I versi satanici, anche se la mia decisione è precedente all'avvenimento.
Salman Rushdie avrebbe dovuto partecipare a un importante festival letterario in India, proprio durante lo scorso fine settimana, ma è stato scoraggiato dalle autorità che sostenevano ci fosse in preparazione un attentato contro di lui. In realtà, sembra che l'attentato sia stato "solo" contro la libertà d'espressione; cioè, le autorità stesse hanno messo in giro la voce di un possibile attentato per bloccare l'intervento dello scrittore. Contro questo atto di censura, altri quattro scrittori che partecipavano al festival hanno letto brani da I versi satanici, cosa illegale in India, rischiando l'arresto. Mi sono sentita in buona compagnia e sono stata felice di aver dato il mio piccolo contributo, anche se non ho rischiato niente se non l'ennesimo brivido di piacere da grande letteratura.